(Teleborsa) – Il settore dell’acciaio è in difficoltà, ma intravede una ripresa nel 2020. E’ quanto emerso nel corso dell’assemblea annuale di Federacciai svoltasi a Milano.
La produzione siderurgica nei primi 8 mesi dell’anno si è contratta del 4,5% a 15,4 milioni di tonnellate, a causa del forte rallentamento registrato nei mesi estivi, in linea con Germania (-4,4%), Francia (-2,2%) e Polonia (-10%). L’UE nel suo complesso segna un -2,9%.
A colpire il settore sono soprattutto la concorrenza sleale e la frenata del settore automotive, che conta per il 14% della produzione nazionale di acciaio.
Il dato fa uscire l’Italia dalla “Top ten” globale, posizionandola al’11esimo posto nonostante sia il secondo produttore europeo di acciaio. A dominare la classifica c’è incontrastata la Cina, che conta per il 53,6% della produzione globale ed ha registrato un aumento dell’output nei primo otto mesi del 9,1%.
Nonostante tutto il quadro non ha solo tinte fosche e nel 2020 è prevista una ripresa. Il presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, pur ponendo l’accento sulle distorsioni, sulla concorrenza sleale e sulla necessità di una regolamentazione, ha ammesso che “si vede un miglioramento” ed ipotizza che “il prossimo anno ci sarà una ripresa”.
L’Italia è anche al primo posto in Europa per riciclo di acciaio: nel 2018 le acciaierie italiane hanno riciclato nei propri forni circa 19 milioni di tonnellate di rottami ferrosi, confermandosi anche tra le più efficienti in Europa dal punto di vista energetico. Anche gli investimenti ambientali delle industrie siderurgiche italiane si collocano ai primi posti. Le emissioni di CO2 della siderurgia italiana si sono più che dimezzate a partire dal 199. Sul fronte della sicurezza sul lavoro, gli indici di frequenza e gravità degli infortuni evidenziano un trend discendente dal 2005.
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