(Teleborsa) – “Muore giovane chi è caro agli Dei”, riporta un frammento di Menandro. E giovani per sempre sono rimasti quei Campioni di cui restano solo foto sbiadite, a differenza delle tante vittorie sul campo di gioco, quelle ancora intatte, tramandate negli anni, non alterate nè ingiallite, destinate ad essere ricordate in eterno. Sì, perchè quei Campioni capaci di portare a casa tanti trofei, hanno vinto anche il tempo che, con riverenza e rispetto, si è dovuto piegare al ricordo.
GLI INVINCIBILI – Valentino Mazzola, che una volta nel 1947 a Vicenza segnò tre gol in tre minuti diventando un simbolo epico, una sorta di Achille moderno, di quella squadra era il Capitano: il Grande Torino.
70 ANNI FA LA TRAGEDIA DI SUPERGA – 70 anni fa, il 4 maggio del 1949, l’aereo del Grande Torino – considerata all’epoca la squadra più importante del mondo, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943alla stagione 1948-1949 e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana – alle 17.03 si schiantò contro la basilica di Superga.
Nessun sopravvissuto. 31 le vittime tra i calciatori, staff tecnico, giornalisti al seguito ed equipaggio del velivolo. E’ ad oggi la tragedia più drammatica che abbia mai colpito il mondo dello sport, che ha letteralmente cancellato una generazione intera di calciatori, la migliore che l’Italia avesse nel Dopoguerra.
L’ULTIMA PARTITA DEL GRANDE TORINO – Il 3 maggio del 1949, allo Estadio Nacional di Lisbona, il Grande Torino degli Invincibili è sceso in campo per giocare quella che sarebbe stata la sua ultima partita. L’amichevole con il Benfica era stata organizzata per rendere omaggio al capitano della squadra portoghese Francisco Ferreira che stava per terminare la sua carriera agonistica.
L’INCIDENTE – Il giorno dopo la partita, il 4 maggio, i giocatori del Torino, lo staff e i dirigenti si imbarcano sul trimotore I-Elce per tornare in Italia. Le condizioni meteorologiche sono pessime: la pioggia battente e le nuvole basse danno grossi problemi di visibilità. Probabilmente a causa di questo, l’aereo, a seguito dell’ultimo contatto radio, si schianta contro la Basilica di Superga, poco dopo le 17.
Superga è il colle che domina Torino da est. Nel punto più alto, la vista spazia fino alle Alpi e per questo da sempre strategico visto che si potevano studiare a distanza le manovre militari di chi tentava l’assedio alla città. La basilica barocca dello Juvarra, progettata nel 1715, fu fatta edificare per un voto del duca Vittorio Amedeo di Savoia, che nel 1706 si recò sul colle proprio per valutare l’offensiva dell’esercito franco-spagnolo. Promise che, in caso di successo, avrebbe realizzato un monumento alla Madonna, e quel monumento fu la basilica.
I resti dell’aereo, tra cui un’elica, uno pneumatico e pezzi sparsi della fusoliera, ma anche le valigie di Mazzola, Maroso ed Erbstein, sono conservati in un museo di Grugliasco alle porte di Torino. Il Museo del Grande Torino e della leggenda granata, ospitato nella prestigiosa Villa Claretta Assandri di Grugliasco, è stato inaugurato il 4 maggio 2008, anniversario della tragedia.
“IL GRANDE TORINO VIVE ANCORA” – “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”, scrisse Indro Montanelli il 7 maggio del 1949 dalle colonne del Corriere della Sera.
LA SQUADRA DI TUTTI CHE VINSE IL FATO – La maggior parte di quelli che oggi parlano e raccontano del Grande Torino è troppo giovane per averli visti giocare. Eppure non c’è tifoso del Torino al mondo, o appassionato di calcio in generale a qualsiasi latitudine, che non sappia a memoria, come fosse un rosario, la formazione-tipo di quella squadra Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Valentino Mazzola, Ossola che non vinse solo campionati e coppe. Ma vinse anche il fato, perchè il Grande Torino vive ancora dopo essere diventato per sempre “la squadra di tutti”.