Il maltempo ha messo in ginocchio ancora una volta l’Italia, tra raffiche di vento anomale e ondate di pioggia incessante.
Le immagini della basilica di San Marco invasa dall’acqua alta hanno fatto il giro del web. Tuttavia, da anni si parla di un’opera che dovrebbe salvare Venezia dalle alte maree: oggetto di polemiche e detrattori, il Mose con le sue grandi dighe mobili dovrebbe proteggere la laguna dal mare spinto dai venti di scirocco. Nonostante da anni sia aperto il cantiere, il Mose però non è ancora pronto. “L’opera è al 94%” hanno affermato poco più di un mese fa i commissari del Consorzio Venezia Nuova, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo, davanti alla Commissione ambiente della Camera.
Il Mose è costata finora alle casse pubbliche più di 5 miliardi di euro, ma ancora non ha una data di consegna. “Nel 2021, questa è la nuova data, se tutto va bene. Dobbiamo finire di mettere giù le 20 paratoie della bocca di porto di Lido Sud (le altre, Malamocco e Alberoni, sono ultimate): ne mancano 15. Si tratta delle ultime. Dovremmo chiudere il lavori per Natale, tempo permettendo” affermano con poca convinzione al Consorzio. Una volta agganciate ai fondali le paratie, che dovrebbero bloccare l’alta marea, saranno necessari tre anni per avviare il Mose e farlo funzionare, in quanto dovrà essere effettuato il collaudo.
Non solo: bisognerà mettere a punto anche la struttura che dovrà governare il Mose corredato di impianti dell’aria, dell’acqua, antincendio, condizionatori, ascensori. “Cercheremo di farlo in questi tre anni, in contemporanea ai collaudi, ma non ci sono dubbi: il ritardo è importante” riconoscono al Consorzio.
Il progetto Mose ha preso il via nel 2001 sulla base di una legge del 1984 e agli inizi il termine fissato per la consegna era il 2011: “Da quell’anno Venezia avrà risolto il problema delle acque alte” si diceva. La data è poi slittata, insieme ai costi che sono lievitati, al 2014, anno in cui il Mose ha però avuto numerosi problemi, tra cui l’indagine per corruzione che ha coinvolto amministratori e imprenditori. E il Mose è ancora lì, in attesa di essere terminato.
“Non è facile trovare qualcuno che faccia i lavori” dicono i coordinatori. Mantovani, Condotte e Fincosit sono i gruppi che finora si sono occupati del lavoro, ma fra rivoluzioni interne e indagini, non sembrano trascorrere tempi tranquilli. E anche per le imprese del Consorzio non è tutto facile. Rimane poi il nodo della gestione e della manutenzione dell’opera: non si sa ancora se sarà infatti affidata a enti pubblici o privati e la decisione è nelle mani del governo. E mentre il Mose rimane incompleto, Venezia continua ad allagarsi, tra un’acqua alta e l’altra.