(Teleborsa) – L’economia cinese continua a dare segni di debolezza a dispetto dei ripetuti tentativi delle autorità monetarie e fiscali di ravvivare la ripresa post-Covid. Il PMI cinese è sceso per il terzo mese consecutivo a giugno e la debolezza dei servizi si è aggravata, in linea con il rallentamento del PIL nel secondo trimestre.
L’indice PMI manifatturiero a giugno si è portato a 49 punti, in linea con le attese, dai 48,8 di maggio, ma resta al di sotto della soglia dei 50 punti che separa l’espansione dalla contrazione. I nuovi ordini e gli ordini all’export sono diminuiti per il terzo mese consecutivo. Il PMI dei servizi nello stesso periodo è sceso a 53,2 punti da 54,5 di maggio, indicando un rallentamento dell’attività nel settore dei servizi e delle costruzioni e risulta inferiore ai 53,7 del consensus. L’indice composito, che raggruppa n entrambi, è sceso così a 52,3 punti dai 52,9 precedenti.
Questi dati sembrano preannunciare una nuova mossa espansiva della banca centrale, tanto che lo yuan è scivolato ai minimi dal mese di novembre.
Dopo un primo slancio a seguito delle riaperture post-Covid, lo scorso autunno, l’economia cinese ha rallentato molto e molti economisti, che attendevano una crescita più brillante hanno dovuto rivedere al ribasso le loro previsioni. Nomura vede un PIL cinese in crescita del 5,1% quest’anno rispetto al 5,5% indicato inizialmente.
Il Governo cinese ha fissato un obiettivo più modesto del 5% ed il Premier cinese Li Qiang al World Economic Forum ha confermato che l’esecutivo farà di tutto per rilanciare la crescita e che nella seconda metà dell’anno si vedrà una ripresa.